18 novembre 2016

Amore e Psiche

Ho visto 
la farfalla 
novembrina
nel tuo cortile 
silenzioso.

Sarò buon giardiniere
uccido gramigne
partorisco glicini.

Senza via di fuga
le talpe.
Non faccio 
prigionieri.

Vengo a seppellire
ed a concimare.

Mi annunzia il profumo
e mieto d'autunno.

E' così che ti porterò
la vita.
Mia
psichedelica
creatura.


Daniela Lucia Monteforte

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18 ottobre 2016

UNA PUTTANA (terza parte)





<Ciao tesoro, mi chiamo Max>
In un divanetto era seduto un signore. Non era attraente, ma trovai delicatezza e rispetto nei suoi modi. Mi voleva mettere a mio agio; forse mi vedeva timida. Era sicuramente stato informato che quella sarebbe stata la mia prima volta. Ricordo un suo abbraccio ed un bacio sulla fronte. Nonostante fosse un abitué del luogo, non mi diede l'impressione del "puttaniere" che mi aspettavo.
Parlammo. Solo questo. Fu gentiluomo. Pagò comunque. Non disse niente alla Signora.
Non così furono tutti gli altri. Tante tipologie di uomo che cerca il sesso a pagamento. Il manager stressato con poco tempo a disposizione, il marito "trascurato" dalla moglie bisognoso di attenzioni, il camionista stanco ed arrapato al tempo stesso, il freddo professionista di poche parole, il giovane piacevole e problematico.
E poi uomini profumati dalle camicie bianche, o sporchi di lavoro e puzzolenti. 
Logorroici, muti, supponenti, gentili, sgarbati; prevaricatori oppure innamorati della prostituta che finge di capirli.
E poi di nuovo Max. (continua)

Daniela Lucia  Monteforte

versione ridotta per blog
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28 agosto 2016

Perché sei un essere speciale, ed io avrò cura di te...

http://blog.pianetadonna.it/ilmiocanebau/salvato-piu-60-persone-rimaste-intrappolate-terremoto-del-centro-italia-vi-presentiamo-tutti-cani-macerie-aiutano-soccorritori/?_utm_source=1-2-2

21 luglio 2016

UNA PUTTANA (seconda parte)


Ed eccomi con cuffiette e microfono, mentre stimolo le fantasie più o meno sane di uno sconosciuto dall'altra parte del telefono. Da strumentista a mero strumento di piacere "mordi e fuggi". Da interprete dei suoni dell'anima a semplice centralinista del sesso. 
Stringevo i denti e andavo avanti. La mia amica mi aveva scritto la parte che dovevo impersonare; e devo dire che per essere una neofita sessuale, me la cavavo piuttosto bene, vista la "brevità" delle conversazioni. Non mi soffermerò sui problemi di stomaco che mi affliggevano fino a costringermi ad alzarmi dalla mia postazione e correre in bagno a vomitare... Non sapevo e non volevo sapere il perché del mio malessere: meglio lo stomaco dei nervi, mi ripetevo. Stranamente infatti, la mia depressione si era attutita; come nascosta in una bolla, in qualche recesso, dentro di me.
Se prima di questa esperienza ero stata lontana dall'amore perché concentrata sullo studio, ora ne avevo quasi orrore; confondendo il sesso con il sentimento, ed identificando nel maschio un essere incapace di affezione e fedeltà.
Ma l'essere umano necessità di svago e spensieratezza. Mi dedicai alla cura di me. Il mio corpo era stato solo mani, dita, orecchi. Ora sentivo la necessità di rivalutarlo con massaggi, allenamenti, vestiti. Provavo una sottile soddisfazione nel mostrarmi al mondo. La nuova me, si direbbe.
Ma tutta questa cura è costosa ed il mensile che percepivo incominciava a non bastare più.
Anche la mia amica non era soddisfatta economicamente, si sentiva sfruttata. Ed aveva ragione, il capo era tirchio e cavilloso. Così, intraprendente com'era, trovò una soluzione a detta sua perfetta. Io la seguii.
Ormai da mesi non toccavo un tasto.
Entrai nel centro massaggi con la mia amica. E non come cliente. (continua)



Daniela Lucia Monteforte

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14 luglio 2016

respiro di nato

Sola 
posso
raggiungere
le vette
più impervie
e respirarvi
la purissima
aria
vergine d'uomo
perché
scendo
nell'abisso
fossa
che mi rapisce
l'anima
violentando 
il mio petto
bisognoso
di fiato.


Daniela Lucia Monteforte

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05 maggio 2016

l'inizio

...e non sentirai più alcun dolore, né proverai angoscia o rimorso, perché tutto sarà lontano da te. 
Guarderai il sole senza accecarti. Scalerai le montagne senza affanno e dall'alta cima godrai della vista del mondo che cercavi, senza vertigine. 
Ti abbandonerai nell'aria privo di peso e ti immergerai nel tiepido mare, fin giù negli abissi luminosi, per poi riemergere circondato dall'abbraccio di primavera che ti vestirà di brezza. 
Non avrai più desideri, perché tutto ti sarà dato.   
Non affanno, non pena, non rimorso... e con te l'eterno, che si dipana secondo il tuo tempo.
E sarai l'amore, la guarigione, la gioia, la vita.

Daniela Lucia Monteforte

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29 aprile 2016

CUORE SILENTE

Il tuo cuore 
tace
nel malsano
acquitrino.
Solo esalazioni
dei tuoi pensieri
s'innalzano,
evaporando
macabra
pantomima
dell'umana 
fine.

Non cielo
non terra,
ma l'eterno
lezzo
rimane.


Daniela Lucia Monteforte

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05 aprile 2016

l'impostore


 
sei di nuovo 
davanti a me
parte di me
nemico arcaico
e invincibile





Daniela Lucia Monteforte

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04 aprile 2016

il blog si arricchisce

   SALUTIAMO IL NOSTRO GIOVANE COLLABORATORE



diamo il benvenuto a CARLO FERLITO che come potete vedere preferisce mantenere l'anonimato





28 marzo 2016

davanti a te

davanti a te
stanco 
ripongo la mia armatura
vestita di vento
mi sfiori
il sudore
di tante battaglie
arreso
mi fermo



Daniela Lucia Monteforte
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17 marzo 2016

ho strappato il mio cuore


ho strappato
il mio cuore
dal petto
lanciato lontano
oltre la siepe nera
e gli aguzzini
che da tempo
mi inseguono
si placheranno
dilaniandolo



Daniela Lucia Monteforte
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29 febbraio 2016

   LA TERAPIA DEL TEATRO

 seconda parte
  



Continua l'intervista al dottor Roberto Santi sull'arteterapia. Cerchiamo di capire come può il teatro alleviare la sofferenza quando non addirittura migliorare lo stile di vita del malato.

Che tipo di teatro ama scrivere?
Generalmente scrivo cose divertenti. Ho affinato poi negli anni l'abilità di riuscire a vedere il lato buffo e, se vogliamo, dissacrante, della realtà. Provo grande soddisfazione nel vedere il pubblico che si diverte mentre assiste alle mie commedie.
Quali patologie si possono "curare" con il teatro?
Non è possibile dare una risposta a questa domanda. O, per lo meno, non esiste una risposta rigorosamente scientifica. Ma da qui a dire che il teatro non abbia azione sul soggetto ne corre.
Ho applicato l'arteterapia in una casa circondariale e sicuramente questo progetto ha migliorato la qualità di vita dei detenuti che vi hanno partecipato. Purtroppo l'epidemiologia medica non possiede strumenti per misurare il benessere, unico ed indiscutibile parametro per giudicare lo stato di salute di un individuo.
Per essere più preciso riferirò due episodi chiarificatori. 
Il primo si riferisce al periodo in cui stavo preparando lo spettacolo "Commedia Sanitaria", durante il quale incontrai un collega medico che aveva in cura, per una sindrome ansioso-depressiva, una dipendente dell'USL, che intendeva cimentarsi in questa attività. Ne parlai con l'interessata alcuni giorni dopo. Mi disse che aveva aderito a questa esperienza trascinata da un'amica, e che aveva una paura folle di salire sul palco. Riuscì comunque ad entrare in scena, e quando alla fine ricevette gli applausi, lo splendido sorriso che le illuminò il volto fu il palese segno della sua personale vittoria. Dopo alcuni mesi incontrai il suo medico curante, il quale mi disse che dal giorno della prima non aveva avuto più bisogno di lui, né delle medicine che assumeva da anni.
Un altro episodio che reputo significativo è accaduto mentre stavo per portare in scena "Maschere", qualche anno fa. Il protagonista, un ventenne accusato di duplice omicidio, avrebbe dovuto affrontare il processo di primo grado proprio il giorno prima del debutto; alla prova generale non si presentò. Tutto il gruppo era costernato perché solo lui, con il suo raro talento naturale, avrebbe potuto portare in scena un personaggio così difficile e controverso. Era come se fosse stato il personaggio a scegliere l'interprete. Un'innata naturalezza nell'impersonare un difficile ruolo. 
Il verdetto fu ergastolo per aver premeditatamente ucciso i propri nonni.  Condanne molto più lievi  possono spesso causare gravissime depressioni. Si decise per un sostituto. Ma pochi minuti prima dello spettacolo la sua cella si aprì: "Incominciamo", disse sicuro. E fu un successo.


28 febbraio 2016

Rosa Rossa



perché 
lacrima
sgorga 

si fa petalo 
e scende

si fa lama
e taglia

si fa inchiostro
e incide

la mia condanna
verde porpora


Daniela Lucia Monteforte

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20 febbraio 2016

buio male


Uscito dalla mia mente
ma non  partorito
mi condanni 
ed io obbedisco
sempre




Daniela Lucia Monteforte

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12 febbraio 2016

Il Barbiere di Siviglia compie 200 anni

...e Figaro si taglia le vene!
Gioachino Rossini

Ieri sera al Teatro dell'Opera di Roma è andata in scena una delle più famose ed amate opere liriche mai scritte. Un traguardo importante per Gioachino Rossini, che ha dovuto soffiare su duecento candeline, rivelatesi invece altrettanti candelotti di dinamite.
Se questo evento si fosse festeggiato con una prima alla Scala di Milano sarebbe stato sicuramente un trionfo. Sconosciuti in gran spolvero, cariatidi scintillanti, politici annoiati; tutti desiderosi di "esserci", avrebbero accolto la regia  dell'opera rossiniana come un'originale insieme di significati. Anche la stampa si sarebbe prodigata a celebrare il prodigio registico.
Ma sfortunatamente per Davide Livermore, il regista, tutto è avvenuto a Roma, con un pubblico interessato realmente all'opera più che alla propria toilette, spettatori insomma con reazioni vere; lo attestano gli applausi ai cantanti, piuttosto bravi, se teniamo conto dell'attuale materiale canoro, scarso o stressato dal surmenage che gli attuali ritmi artistici richiedono.
Livermore è colpevole di lesa maestà. Ha infatti egli violentato l'immaginario collettivo con esagerazioni ruffiane e prive di reale significato. Ha colpito al cuore la divina architettura di un'opera intoccabile, poiché già perfetta così come ogni melomane se l'immagina.
Il Barbiere è fine architettura, filigrana preziosa, seta delicata; ma anche forza, precisione, equilibrio. Un quadro ideale di armonia e giocosità.
Davide Livermore l'ho fatta davvero grossa; come maldestro pittore ha ricoperto l'inestimabile tela, col pretesto di darle nuova vita; ha mescolato maldestramente i colori sulla sua tavolozza; li ha spruzzati volutamente a casaccio sul capolavoro, affogandolo.
Un gioiello musicale sacrificato sull'altare del regista-star del momento.
Volutamente non parlerò dei cantati, che come ho detto ne sono usciti bene, ma estremamente sacrificati da mimiche estreme, sgambettamenti risibili e trucchi osceni. Non ne parlerò perché diversamente da quanto accadeva all'epoca di Rossini, quando le opere erano scritte in funzione della vocalità dei cantanti, oggi le star sono il regista o il direttore d'orchestra, vere e proprie prime donne della lirica. Per me che canto è deprimente leggere recensioni in cui talvolta non vengono neppure riportati i nomi dei protagonisti.
Cosa è rimasto della prima di ieri sera?
Un'anonima, tiepida direzione d'orchestra. Gli occhi delusi dei cantanti alla fine dell'opera, dopo la fatica della difficile performance. Gli orchestrali che applaudivano al Titanic che affondava. Un delirio di contenuti con i quali il regista ha preso in giro gli spettatori, impunemente; poiché ormai nelle regie, come nell'arte in genere, si presentano accozzaglie di contenuti senza significato; l'importante è stupire, essere diversi al fine di meritarsi fama, rispetto e cifre a molti zeri, sparando alla cieca.  
Ma soprattutto è rimasto Figaro, attonito, che ha deciso di tagliarsi le vene a duecento anni suonati.
Ah dimenticavo... è rimasto un orso. Un orso? Ma che ci faceva là? 
Lucia Montis

07 febbraio 2016

un grande maestro ci ha lasciato

CIAO SIFU

Sifu Rino Bacino

Recentemente ci ha lasciato Rino Bacino, il più grande maestro di arti marziali di tutti i tempi; forse meno popolare di Bruce Lee e Ip Man, ma geniale, intuitivo, eclettico ed unico. 
Ho intervistato uno dei suoi allievi più brillanti, Damiano Colonnacchi, che abbiamo già conosciuto su questo blog.

Chi era Rino?
Era il mio secondo papà. L'ho conosciuto da ragazzino in una palestra de La Spezia, dove lui insegnava judo con il maestro Novasconi, ma ho cominciato ad allenarmi con lui solo nel 1995. Era già da molti anni maestro di Wing chun Kung Fu.
Perché proprio un secondo padre?
Il termine sifu, significa non a caso padre. Non solo infatti come un padre mi ha insegnato con affetto e dedizione la disciplina marziale, ma mi ha anche seguito molto nella vita di tutti i giorni. 
Un rapporto d'affetto che spesso si trova nella letteratura delle arti marziali, ma che non così spesso è presente nella vita reale. Un maestro speciale quindi?
Sì. Un maestro che si preoccupa anche dei problemi dei suoi allievi. Nel mio caso si era instaurato un rapporto di stima reciproca già da subito. Col tempo poi mi sono reso conto di poter contare sempre su di lui non solo come maestro, ma appunto come un vero padre.
Perché Sifu Bacino è ritenuto un grande maestro?
Rino ha realizzato uno stile di Wing Chun invincibile; opinione non solo mia, ma anche di altri miei colleghi che lo hanno sperimentato. Io mi sono allenato con molti maestri di fama internazionale al top della loro categoria e la differenza che ho riscontrato rispetto a Sifu Bacino è colossale! Può sembrare un'esagerazione, ma chi ha maturato esperienze simili alla mia può testimoniarlo. Altrettanto abile è suo figlio Master Antonio Bacino.
Che tipo di uomo era fuori dalla palestra?
Amava la vita e la buona tavola. Era infatti un cuoco eccezionale. Ricordo di aver assaggiato piatti degni di ristoranti pluristellati. Aveva tempo fa aperto con sua moglie Anna un ristorante a La Spezia.
Io stessa ero amica di Rino e posso testimoniare la sua simpatia, dolcezza, intelligenza che, insieme ad i suoi insegnamenti porterò sempre con me. Ciao amico mio!


Damiano Colonnacchi si allena con Rino Bacino

Daniela Lucia Monteforte

06 febbraio 2016

A Rino

Ti seguo
fino alla
Sifu Rino Bacino
prossima porta
ma non ti volti.

Schiena 
lontana.

Solitario
il passo.
Solitari 
gli occhi
che indovino
sorridermi
azzurri.
oltre la porta.
Chiusa.


di Daniela Lucia Monteforte
tutti i diritti riservati 

25 gennaio 2016

intervista al dottor ROBERTO SANTI


        LA TERAPIA DEL TEATRO


Oggi sono a Sestri Levante (GE) per intervistare il dottor Roberto Santi, medico di chiara fama, pittore, poeta ed autore di testi teatrali.  Ne leggerete la biografia nella seconda parte dell'intervista.
                           

il dottor Roberto Santi



Come è arrivato al teatro?
Credo che tutto abbia avuto inizio da mio nonno, musicista e appassionato d'opera lirica; e da mio padre, non udente, con cui dovevo esprimermi quotidianamente con una certa enfasi gestuale ed espressiva.
Praticamente una passione che mi sono trovato addosso. Ho sviluppato filtri mentali che mi aiutano a decodificare lo "spirito teatrale" che riveste gli atteggiamenti di chi mi sta attorno.
Vedo il mondo popolato di gente che indossa una maschera, generalmente senza averne la consapevolezza; persone che hanno perso di vista l'autore o gli autori che hanno scritto le parti per loro.
Vado spesso a teatro da spettatore perché è il genere di spettacolo che prediligo e lo ritengo importante.
Importante tanto da essere anche terapeutico?
L' arte-terapia viene utilizzata prevalentemente per la cura dei disturbi ansiosi, depressivi e di origine psicosomatica, naturalmente affiancata da cure psicoterapiche. La terapia del teatro è inoltre indicata per soggetti con disabilità mentale, i quali possono trovare una propria dimensione di autodeterminazione.
Vorrei citare a proposito questo riassunto della FIA (Federazione Italiana Arteterapeuti): "L'Arte-Terapia è un'attività effettuata col corpo e con la mente che rappresenta sia una forma di educazione alla sensibilità e alla percezione, sia una tecnica con valenza psicoterapeutica. L'arte-terapia agisce sugli schemi che ognuno ha elaborato a livello mentale nell'arco della propria vita, schemi condizionati da traumi psichici e da situazioni emotivamente significative. Essa rende più fluide e coscienti le emozioni attraverso l'utilizzo di varie tecniche, considerate un veicolo elettivo nei livelli dell'esperienza sensoriale, corporea, emotiva, immaginativa, cognitiva e verbale. In tal senso questa attività agisce sulla relazione tra parti fisiche ed emozioni, in definitiva tra corpo e mente".
Già Aristotele aveva intuito un effetto psicologico del teatro. Nella sua Poetica il filosofo aveva intuito che il teatro aveva l'effetto di purificazione dell'animo dello spettatore che assiste alla rappresentazione.
La teatro-terapia insomma opera sulle molte sfaccettature che ci compongono come individui, sulle parti di noi che conosciamo o che non vogliamo riconoscere, per disparati motivi: adattamento sociale, paura del cambiamento o della scoperta di parti inconsce che potrebbero non piacerci.Tutto ciò lo facciamo mediato dalla rappresentazione teatrale.
Quando la sua vita di autore teatrale si è  fusa con quella di medico, si è tradotta in un'esperienza positiva. Quale è stata la scintilla?
Nel 1992 ho fondato con alcuni colleghi della  Usl, la compagnia teatrale Megauslshow, e poiché non trovavamo copioni adatti al progetto, ne scrissi uno io.
Dopo circa un mese, rubando tempo agli affetti ed al sonno, avevo scritto "La Commedia Sanitaria", che andò in scena di lì a sei mesi. Ricordo che riempimmo per tre sere il Teatro Cantero di Chiavari, dove quasi tremila persone  assistettero a quello spettacolo:  una quarantina di dipendenti sanitari, che in una commedia musicale prendevano in giro se stessi.
Da allora ho scritto una dozzina di commedie, alcune delle quali sono state portate in scena, ed altre sono nel cassetto in attesa di una compagnia che dia loro vita.     (continua)

17 gennaio 2016

         in esclusiva una poesia del dottor Roberto Santi  

ARTE

La vita che colgo in un lampo
mi fissa sul tetro cammino
la morte che avanza ogni giorno.
Destino
aziona le membra sul palco
propone a uno sguardo distratto
la vita che scorre e consuma.
Ritratto
di un vecchio mi guarda severo
inchiodato all'eterna follia
cromatico velo e prigione.
Poesia,
parole si piegano docili
a quello che in cuore mio sento
la vita che incalza e riposa
Redento,
con l'arte riscatto il peccato
di questa esistenza corrotta.

Roberto Santi

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prossimamente un'intervista con l'autore

12 gennaio 2016

La sera




    Nessun'ombra
    ha sfiorato
    il lampione
    nel silenzio
    calpestato
    della sera.



L' età perduta
di Daniela Lucia Monteforte
tutti i diritti riservati
Editrice Il Cardo - Edizioni Carver

11 gennaio 2016

DIFENDERSI OGGI

Damiano Colonnacchi

Ultimamente si è fatto un gran parlare del wing chun kung-fu, soprattutto dopo l'uscita di diversi film incentrati sulla figura del gran maestro Ip Man. Vogliamo quindi saperne di più intervistando l'istruttore sihing Damiano Colonnacchi.


Perché scegliere come disciplina marziale proprio il wing chun?  Il wing chun è una disciplina  di autodifesa completa in ogni dettaglio. Talvolta è sorprendente per l'avversario. Bisogna innanzitutto dire che questa arte non si conosce veramente né a livello mediatico né a livello pratico. E' necessario avere la fortuna di incontrare il maestro giusto (cosa assai rara!) e cominciare ad allenarsi con lui, seguendone gli insegnamenti alla lettera, senza mai cercare di agire di propria iniziativa. Molti stili divulgati in occidente non rispecchiano l'originale,  perdendone così l'efficacia nel momento del bisogno. In effetti anche il film sul maestro Ip Man, per motivi di copione, non rispecchia totalmente la realtà della tecnica del wing chun. Lo si può solo conoscere praticandolo.
E' necessaria una certa preparazione sportiva? No. Bisogna solo praticarlo assiduamente ed adeguarsi di volta in volta ai movimenti "insoliti" che la disciplina richiede.
Allora può essere uno sport per tutti? No, non per tutti. Richiede molta pazienza ed una certa apertura mentale.
Ip Man con il suo allievo Bruce Lee
Apertura mentale? Dobbiamo fidarci dei movimenti che ci vengono insegnati, specialmente nei momenti di maggior pericolo; quando cioè l'emozione ci irrigidisce e si tende ad agire fuori dai canoni della disciplina.
Occorrono molti anni di preparazione? Per una difesa personale adeguata un anno può bastare. Per raggiungere livelli molto alti occorre un'esperienza decennale o più...
Dopo un anno di allenamento cosa si può già affrontare? Ci si difende già bene da attacchi tipo calci e pugni, sia sferrati da chi conosce altre arti marziali, sia da chi è mosso solo dalla violenza. Inoltre si può già ottenere una certa stabilità strutturale, fondamentale per la nostra difesa. Per la lotta a terra e per l'uso di bastoni ed altro occorre un'esperienza ventennale.
Immagino che una donna sia penalizzata nel suo approccio al wing chun... Teoricamente no. Poiché la donna non presenta quei vincoli di rigidità muscolare che sono presenti nell'uomo. Non dimentichiamo che questa disciplina è stata codificata da una donna.
Dove si trovano le vostre palestre? In Italia ve ne sono diverse, ma solo poche sono fedeli all'originale. La più importante si trova a La Spezia, dove insegnano i maestri Rino e Antonio Bacino. Sono stati proprio loro a portare in Italia il wing chun di Ip Man.  


sihing Damiano Colonnacchi






Damiano Colonnacchi è nato a La Spezia. Inizia la sua carriera sportiva a quattordici anni con il canottaggio; in seguito si dedica a canoa, nuoto, sollevamento pesi, thai boxe, kick box; per poi approdare al wing chun nel 1995. Attualmente è istruttore sihing.

08 gennaio 2016

AMO (ciclo)

Tu mia sorgente
mio fiume
mio mare.
Nasco corrente
vivo tuo pesce
muoio detrito

evaporando
al cielo.


L'età perduta
di Daniela Lucia Monteforte
tutti i diritti riservati
Editrice Il Cardo-Edizioni Carver

07 gennaio 2016

AUDIZIONI PER CANTANTI LIRICI ED ATTORI STAGIONE 2016

   Per realizzare concerti ed opere liriche, si cercano soprani, tenori, mezzosoprani, baritoni, contralti, bassi; ed attori da affiancarli negli spettacoli della prossima stagione.
Inviate i vostri dati a luciamontis@live.it, sarete contattati per le prossime audizioni.

05 gennaio 2016

BUONA BEFANA DALLE BEFANE BUONE!


prima poesia della raccolta "l'età perduta"

L'età perduta

E' finita
l'età perduta.
e non ho avuto
la carezza fresca
della verde mano
della gioventù.
Ora, che sono estate
non ricordo gioia
di una primaverile
spiaggia.
Ora, che il caldo
sole mi brucia
e non ho parole
con cui salutare
l'autunno,
piango pioggia
di marzo.










04 gennaio 2016

pubblicate le vostre poesie sul mio blog!

raccolta di poesie di Daniela L. Monteforte
giunta alla terza edizione
    Tutti si sono cimentati una volta nella vita a scrivere poesie. Qualche volta soddisfatti, qualche volta no. Pubblicatene una su questo blog. La più bella sarà inclusa nella prossima raccolta di Daniela Lucia Monteforte.