LA TERAPIA DEL TEATRO
seconda parte
Continua l'intervista al dottor Roberto Santi sull'arteterapia. Cerchiamo di capire come può il teatro alleviare la sofferenza quando non addirittura migliorare lo stile di vita del malato.
Che tipo di teatro ama scrivere?
Generalmente scrivo cose divertenti. Ho affinato poi negli anni l'abilità di riuscire a vedere il lato buffo e, se vogliamo, dissacrante, della realtà. Provo grande soddisfazione nel vedere il pubblico che si diverte mentre assiste alle mie commedie.
Quali patologie si possono "curare" con il teatro?
Non è possibile dare una risposta a questa domanda. O, per lo meno, non esiste una risposta rigorosamente scientifica. Ma da qui a dire che il teatro non abbia azione sul soggetto ne corre.
Ho applicato l'arteterapia in una casa circondariale e sicuramente questo progetto ha migliorato la qualità di vita dei detenuti che vi hanno partecipato. Purtroppo l'epidemiologia medica non possiede strumenti per misurare il benessere, unico ed indiscutibile parametro per giudicare lo stato di salute di un individuo.
Per essere più preciso riferirò due episodi chiarificatori.
Il primo si riferisce al periodo in cui stavo preparando lo spettacolo "Commedia Sanitaria", durante il quale incontrai un collega medico che aveva in cura, per una sindrome ansioso-depressiva, una dipendente dell'USL, che intendeva cimentarsi in questa attività. Ne parlai con l'interessata alcuni giorni dopo. Mi disse che aveva aderito a questa esperienza trascinata da un'amica, e che aveva una paura folle di salire sul palco. Riuscì comunque ad entrare in scena, e quando alla fine ricevette gli applausi, lo splendido sorriso che le illuminò il volto fu il palese segno della sua personale vittoria. Dopo alcuni mesi incontrai il suo medico curante, il quale mi disse che dal giorno della prima non aveva avuto più bisogno di lui, né delle medicine che assumeva da anni.
Un altro episodio che reputo significativo è accaduto mentre stavo per portare in scena "Maschere", qualche anno fa. Il protagonista, un ventenne accusato di duplice omicidio, avrebbe dovuto affrontare il processo di primo grado proprio il giorno prima del debutto; alla prova generale non si presentò. Tutto il gruppo era costernato perché solo lui, con il suo raro talento naturale, avrebbe potuto portare in scena un personaggio così difficile e controverso. Era come se fosse stato il personaggio a scegliere l'interprete. Un'innata naturalezza nell'impersonare un difficile ruolo.
Il verdetto fu ergastolo per aver premeditatamente ucciso i propri nonni. Condanne molto più lievi possono spesso causare gravissime depressioni. Si decise per un sostituto. Ma pochi minuti prima dello spettacolo la sua cella si aprì: "Incominciamo", disse sicuro. E fu un successo.
Che tipo di teatro ama scrivere?
Generalmente scrivo cose divertenti. Ho affinato poi negli anni l'abilità di riuscire a vedere il lato buffo e, se vogliamo, dissacrante, della realtà. Provo grande soddisfazione nel vedere il pubblico che si diverte mentre assiste alle mie commedie.
Quali patologie si possono "curare" con il teatro?
Non è possibile dare una risposta a questa domanda. O, per lo meno, non esiste una risposta rigorosamente scientifica. Ma da qui a dire che il teatro non abbia azione sul soggetto ne corre.
Ho applicato l'arteterapia in una casa circondariale e sicuramente questo progetto ha migliorato la qualità di vita dei detenuti che vi hanno partecipato. Purtroppo l'epidemiologia medica non possiede strumenti per misurare il benessere, unico ed indiscutibile parametro per giudicare lo stato di salute di un individuo.
Per essere più preciso riferirò due episodi chiarificatori.
Il primo si riferisce al periodo in cui stavo preparando lo spettacolo "Commedia Sanitaria", durante il quale incontrai un collega medico che aveva in cura, per una sindrome ansioso-depressiva, una dipendente dell'USL, che intendeva cimentarsi in questa attività. Ne parlai con l'interessata alcuni giorni dopo. Mi disse che aveva aderito a questa esperienza trascinata da un'amica, e che aveva una paura folle di salire sul palco. Riuscì comunque ad entrare in scena, e quando alla fine ricevette gli applausi, lo splendido sorriso che le illuminò il volto fu il palese segno della sua personale vittoria. Dopo alcuni mesi incontrai il suo medico curante, il quale mi disse che dal giorno della prima non aveva avuto più bisogno di lui, né delle medicine che assumeva da anni.
Un altro episodio che reputo significativo è accaduto mentre stavo per portare in scena "Maschere", qualche anno fa. Il protagonista, un ventenne accusato di duplice omicidio, avrebbe dovuto affrontare il processo di primo grado proprio il giorno prima del debutto; alla prova generale non si presentò. Tutto il gruppo era costernato perché solo lui, con il suo raro talento naturale, avrebbe potuto portare in scena un personaggio così difficile e controverso. Era come se fosse stato il personaggio a scegliere l'interprete. Un'innata naturalezza nell'impersonare un difficile ruolo.
Il verdetto fu ergastolo per aver premeditatamente ucciso i propri nonni. Condanne molto più lievi possono spesso causare gravissime depressioni. Si decise per un sostituto. Ma pochi minuti prima dello spettacolo la sua cella si aprì: "Incominciamo", disse sicuro. E fu un successo.
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