21 luglio 2016

UNA PUTTANA (seconda parte)


Ed eccomi con cuffiette e microfono, mentre stimolo le fantasie più o meno sane di uno sconosciuto dall'altra parte del telefono. Da strumentista a mero strumento di piacere "mordi e fuggi". Da interprete dei suoni dell'anima a semplice centralinista del sesso. 
Stringevo i denti e andavo avanti. La mia amica mi aveva scritto la parte che dovevo impersonare; e devo dire che per essere una neofita sessuale, me la cavavo piuttosto bene, vista la "brevità" delle conversazioni. Non mi soffermerò sui problemi di stomaco che mi affliggevano fino a costringermi ad alzarmi dalla mia postazione e correre in bagno a vomitare... Non sapevo e non volevo sapere il perché del mio malessere: meglio lo stomaco dei nervi, mi ripetevo. Stranamente infatti, la mia depressione si era attutita; come nascosta in una bolla, in qualche recesso, dentro di me.
Se prima di questa esperienza ero stata lontana dall'amore perché concentrata sullo studio, ora ne avevo quasi orrore; confondendo il sesso con il sentimento, ed identificando nel maschio un essere incapace di affezione e fedeltà.
Ma l'essere umano necessità di svago e spensieratezza. Mi dedicai alla cura di me. Il mio corpo era stato solo mani, dita, orecchi. Ora sentivo la necessità di rivalutarlo con massaggi, allenamenti, vestiti. Provavo una sottile soddisfazione nel mostrarmi al mondo. La nuova me, si direbbe.
Ma tutta questa cura è costosa ed il mensile che percepivo incominciava a non bastare più.
Anche la mia amica non era soddisfatta economicamente, si sentiva sfruttata. Ed aveva ragione, il capo era tirchio e cavilloso. Così, intraprendente com'era, trovò una soluzione a detta sua perfetta. Io la seguii.
Ormai da mesi non toccavo un tasto.
Entrai nel centro massaggi con la mia amica. E non come cliente. (continua)



Daniela Lucia Monteforte

tutti i diritti riservati






Nessun commento:

Posta un commento